martedì 1 settembre 2009

Second Life è morta, viva Second Life...

Qualche giorno fa sono intervenuto in una discussione aperta da Biancaluce Robbiani, e seguita ad un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 26 agosto scorso, riguardante la presunta eutanasia, almeno in Italia, di Second Life. Articoli come questo appaiono legittimamente, in maniera ricorrente, ad illustrare una mancanza di attenzione da parte dei media sul mondo virtuale della Linden, e sulle aspettative tradite da parte di questa piattaforma, dopo i travolgenti successi iniziali.
Ebbene, l'articolo è stata l'ennesima occasione, per una nutrita schiera di difensori nostrani di Second Life, per spiegare che Second Life non è affatto morta, citando tutte le belle cose che in Italia si sono fatte, e si continuano a fare, e per contraddire le argomentazioni del giornalista.
I commenti, più o meno sdegnati, sono, alla data, più di 120, segno dell'interesse suscitato e del fatto che gli argomenti giornalistici hanno colto nel vivo.
Le mie osservazioni, evitando una difesa d'ufficio, sono state due:
1) In Italia non si investe in innovazione. Nessuno, nè i privati, nè tantomeno le Istituzioni, tirano fuori un euro per la ricerca. Nè per quella sulle fonti rinnovabili, nè per la ricerca contro il cancro (siamo costretti ai vari, meritevoli, Teleton per andare avanti), nè per quella sulla riduzione dei gas serra o per il ciclo integrato dei rifiuti. Sarebbe quindi velleitario pretendere budget da investire in soluzioni di avanguardia riguardanti le nuove piattaforme tecnologiche. Siamo alle battaglie di base per superare il digital divide. Chissà quando si riparlerà di investimenti, in un paese che ha perso tutte le sue tecnologie di punta, chiudendole o svendendole, ad eccezione dell'auto e della moda.
2) Non dobbiamo paragonare l'evoluzione dei mondi virtuali alle mode passeggere, alla stregua di Facebook o di Twitter. Se allarghiamo lo zoom della nostra visuale, guardando il panorama internazionale, vediamo che le esperienze sull'utilizzo dei mondi virtuali si susseguono e che non vi sono ostacoli veri e propri, se non un'ancora limitata usabilità dell'interfaccia e la necessaria esperienza che solo il tempo potrà sedimentare. Occorre ragionare quindi sui lunghi periodi.
Queste due semplici osservazioni vogliono riportare nell'ambito di una "naturale" evoluzione quanto succede, anche in casa nostra, in relazione alla crescita dell'impiego dei mondi virtuali nelle diverse applicazioni. Quindi, più che una difesa di ufficio, quello che in Italia non siamo mai riusciti a fare, e forse purtroppo non faremo mai, è una messa a fattor comune di esperienze, idee e progetti veri e propri.
Come mai, ogni volta che si discute di questi temi, ognuno si alza a difesa del proprio orticello, portando la bandiera della propria comunità o del proprio contributo, piccolo a piacere, e non si tende mai, salvo rare eccezioni (ci sono stati progetti riuscitissimi nella SL italiana), a creare aggregazioni più vaste, un coordinamento su scala nazionale che metta a fattor comune quel poco o tanto che siamo in grado di fare con le nostre limitatissime risorse? Una specie di Federazione nazionale dei Virtual Worlds. Ricordo un paio di tentativi fatti negli anni passati, e decaduti ai primi passi, per la nostra innata incapacità di lavorare in team.
Quando cominceremo a pensare in termini di comunità nazionale, invece di portare ognuno la propria bandierina?
Mi rendo conto che questo discorso va ben al di là della discussione sui mondi virtuali o sull'innovazione, e riguarda i difetti propri della nostra comunità nazionale. Ma ognuno deve portare, a mio modesto parere, il proprio mattoncino alla costruzione di uno spirito collaborativo più vasto. Quindi non sono affatto pessimista per il futuro, ma eviterei di guardarci l'ombelico e di piangerci addosso.
Non facciamoci impressionare dalle mode passeggere e dalle critiche ricorrenti. Ragioniamo sui tempi lunghi e cerchiamo di allargare le esperienze di collaborazione.
Credo sia questa la chiave per rimetterci in carreggiata, dopo la sbornia iniziale ed il conseguente sgonfiarsi della bolla. Un caro saluto a tutti.